Church of Our Lady of the Snow (Chiesa della Madonna della Neve)
Notizie storiche
Le origini e la storia di questa Chiesa si intrecciano inevitabilmente con la vicenda storica del luogo (Marmoritum), già Comune autonomo fino al 1929 quando, insieme ad altre centinaia di Comuni Italiani, con Regio Decreto n. 315 del 22 Febbraio, venne soppresso ed il suo territorio suddiviso tra i confinanti comuni di Aramengo e Passerano, fatto deplorevole, oggi impensabile, che procurò lo smembramento di una Comunità ricca di storia e di tradizioni.
Della fondazione della nuova chiesa intitolata alla “Beata Vergine ad Nives” non si hanno notizie certe, tuttavia alcuni elementi riferirebbero dell'esistenza di una primitiva costruzione, con annesso cimitero, nel luogo prescelto per l'erezione dell'attuale chiesa in Borgata Fontana o Grassetto.
Documenti più attendibili riferiscono invece ai primi lavori di ampliamento dell'antica costruzione, in virtù del “Legato Porta” (Giuseppe Antonio Porta fu Giacomo di Marmorito) del 1505, che mediante una cospicua rendita consentiva, oltre agli interventi edili necessari, anche la garanzia per il sostentamento di un sacerdote che potesse officiare in base a precise regole da convenirsi con il parroco e la Curia. Infatti la nuova chiesa, pur dotata di un cappellano, risultava essere sottomessa al Prevosto della Parrocchia di Marmorito, risiedente nella chiesa della “Concezione di Santa Maria” o “Santa Maria del Castello”, ubicata nella parte alta del paese (oggi Marmorito di Passerano), a ridosso delle mura del castello.
Era comunque evidente che le nuove esigenze abitative avevano nel tempo determinato l'occupazione di aree più comode, rispetto all'arroccamento sotto il castello, favorendo la nascita di nuove e popolose borgate, per tale ragione era indispensabile disporre di una nuova chiesa, più comoda e capiente, ma sopratutto autonoma, si mirava dunque all'erezione di una seconda Parrocchia!
Tale fatto avvenne, ma soltanto molto più tardi e dopo indicibili controversie, che videro protagonista anche la Curia di Vercelli, ma finalmente il 5 gennaio del 1839 la chiesa di Santa Maria della Neve venne eretta a Parrocchia e restò tale fino al 1986, quando venne soppressa ed unita alla Parrocchia San Antonio Abate di Aramengo.
Descrizione del monumento
Della primitiva costruzione non sopravvive alcun elemento, ad eccezione del vago impianto romanico che ancora si legge nella parte absidale. I tanti ampliamenti operati nel tempo, hanno cancellato definitivamente le antiche forme e il furioso incendio del 1922, ha distrutto completamente gli arredi e le suppellettili.
Vista da lontano la chiesa della Madonna della Neve offre una nitida immagine di “gioiosa pace”, così dolcemente distesa tra i ridenti vigneti, con le cime imbiancate che le fanno corona.
La costruzione che da subito appare solitaria e appartata, non tarda a presentarsi al visitatore nella sua armoniosa pienezza; il suo insieme è sobrio ed elegante, nulla manca e nulla è di troppo.
La facciata è scandita in tre settori verticali da quattro paraste multiple che sorreggono il pesante cornicione orizzontale, che delimita la parte inferiore. La parte centrale svetta verso l'alto con un frontone triangolare, sostenuto ai lati da eleganti lesene con capitelli ionici, che si innestano sulle paraste inferiori.
In basso domina l'ampio portale con scalinata, sormontato da un elegante timpano centinato e da un'ampia specchiatura in rilievo, delimitata verso l'alto da una elaborata cornice a capanna. Al centro è ospitato il moderno affresco della Madonna con Bambino e la grande finestra ovale, con vetrata artistica.
La parte centrale della facciata è infine raccordata ai settori laterali, mediante due contrafforti curvilinei mentre il profilo superiore è segnato nei punti salienti da quattro obelischi egittizzanti, e al centro campeggia una elegante croce su di un elaborato basamento in pietra.
Il campanile, non molto alto ma proporzionato, risulta collocato sulla destra dell'edificio. Le sue superfici sono delimitate verticalmente da lesene angolari in mattoni a vista, interrotte orizzontalmente da marcapiani in rilievo. La cella campanaria, che ospita il castello delle sei campane, è aperto sui quattro lati, mentre la parte superiore dei fornici è interrotta dai quadranti dell'orologio. La torre è terminata da una cornice in mattoni assai semplice, che sorregge la bassa copertura.
L'interno della chiesa, suddiviso in tre navate, appare molto raccolto, quasi intimo. La navata centrale termina con un arco trionfale in una profonda e oscura abside, unico elemento che vagamente ricorda le possibili origini romaniche del monumento. La poca luce filtra attraverso la bella vetrata di forma ovale dai colori molto intensi, che campeggia al centro del catino absidale e che rappresenta l'immagine della Madonna della Neve.
La grande vetrata è sormontata da due angeli in stucco con ai lati altrettante lampade pensili in bronzo, più in basso due aperture centinate dai vetri di colore giallo, diffondono una intensa luce dorata.
Nella parte alta del presbiterio e lungo le pareti della navata centrale, al centro delle grandi arcate, si aprono otto finestre di forma semicircolare, che un tempo illuminavano la parte alta della chiesa e che ora, a seguito dell'antica modifica del tetto, sono completamente oscurate.
Al centro del presbiterio è collocato l'altare maggiore in marmo policromo, interamente ricostruito dopo l'incendio, che nasconde il coro, realizzato con pregevoli stalli in legno pregiato.
Le navate laterali sono separate da quella centrale dalle grosse pilastrature che danno origine a sei grandi arcate, mentre i muri di testata ospitano due altari minori in marmo bianco con inserti colorati, sormontati dalle statue in gesso dedicate al Sacro Cuore di Gesù e al Sacro Cuore di Maria.
La monotonia delle pareti interne è interrotta da otto vetrate decorate con elementi floreali, affiancate dai quattordici quadri della Via Crucis.
Il lato destro, a fianco del portale di accesso, ospita un piccolo tronetto, realizzato con marmi disomogenei di recupero, che sorreggeva un quadro ovale, dalla ricca cornice, raffigurante l'effige di Nostra Signora della Salute, opera realizzata da Enrico Reffo nel 1896 e poi tristemente rubato nel 2001. In posizione opposta è collocato il Fonte Battesimale, costituito da un piccolo altare in gesso , decorato a finto marmo, che racchiude un piccolo tabernacolo e una rappresentazione su tela di Giovanni Battista.
Resta da menzionare la sacrestia, ubicata sul proseguimento della navata laterale sinistra e da cui si sviluppò il terribile incendio del 1922. Il piccolo locale è interamente rivestito con sobrie armadiate in larice e la parete principale ospita una vetrina con la statua di San Luigi, donata dalle comunità di Chieri e Gassino subito dopo l'incendio, per rappresentare un primo segnale di rinascita!
Source: Text taken from the work "ARAMENGO NELLA STORIA" of Beppe Moiso - Aramengo, 2012
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