Shrine of St. Mary of Gonengo (Santuario di Santa Maria di Gonengo)

Address: Borgata Tana, 25, 14020 Aramengo AT, Italia

Le origini del Santuario

Numerosi documenti d'archivio trattano della Cappella campestre di Santa Maria in località Gonengo, tuttavia scarse sono le notizie riguardanti la sua origine e costruzione.

Di certo nel sito oggi occupato dalla struttura, esisteva già anticamente una chiesa che nella metà del 1600 risultava essere " distrutta, rovinata, decaduta et abbandonata", con ogni probabilità doveva trattarsi di una costruzione medioevale, forse romanica e dotata a quanto sappiamo di un "choro coperto et costrutto di pietre lavorate come anticamente s'usava".

Inoltre con ogni probabilità, in analogia con quanto emerso presso la cappella romanica di San Giorgio nell'omonima borgata, anche qui intorno alla chiesa si estendeva un piccolo cimitero, principalmente costituito da tombe terragne. Tale fatto risulta ancora da elementi d'archivio dove si legge: "Et nel circuito di detta chiesa si di dentro come di fuori era ripiena di gran boscami ivi cresciuti, et nel tagliar detto bosco et retihaere le radici di detto boscame et parte (di) fondamenti si sono trovati gran quantità d'ossa et sepoltura". 

Tuttavia a por fine a tale stato di degrado e abbandono un fatto straordinario, o presunto tale, doveva accadere richiamando l'attenzione dei fedeli e delle Autorità per quelle povere rovine.
Il giorno 4 del mese di maggio dell'anno 1666 faceva ritorno alla casa paterna, "distante un tiro di archibugiata" dalle rovine dell'antica chiesa, un certo Matteo Casassa fu Alberto, partito sedici anni prima e imbarcato su di una "barcha nelle parti di Venetia con altri per (fare) il soldato" ed ora faceva ritorno a casa con la lingua tagliata e privo di parola.

Così prosegue la cronaca: " Et doppo il suo arrivo, et ivi a otto giorni, cioè li undeci del medesimo mese di maggio, sendo andato per sua divotione alla chiesa distrutta, ivi stando in oratione gli apparve ivi la SS. Vergine, et in quel punto restando tutto attonito e stupefatto gli fu restituita la lingua, com'esso ha referto et dichiarato".

Tale avvenimento provocò da subito due conseguenze: la prima quella di raccogliere numerose e autorevoli testimonianze da presentare al Vescovo di Vercelli onde vedersi riconosciuto e proclamato il miracolo, l'altra quella di sfruttare il momento e la devozione popolare per raccogliere i fondi necessari per la ricostruzione di una nuova chiesa, che sarebbe stato un Santuario a perenne ricordo del miracolo.

Purtroppo nonostante le numerose istanze e prove presentate il miracolo non venne mai proclamato, ma intanto un altro miracolo era realmente accaduto: sui poveri resti dell'antica chiesa, già nel 1673, era sorto un nuovo Santuario dedicato a Santa Maria.


Descrizione del monumento

L'edificio oggi appare profondamente alterato nella sua forma originale, a causa dei numerosi e pesanti interventi che ne hanno mutato sostanzialmente l'aspetto.

La facciata originale, molto semplice, si sviluppa su di un piccolo sagrato in prossimità di una scarpata che, già in antico, lo rendeva poco praticabile e non è da escludersi che successivi smottamenti di terreno abbiano ulteriormente peggiorato la situazione. Per tale ragione, all'inizio del secolo scorso, si progettò l'ampliamento della struttura con l'aggiunta di alcuni nuovi locali di servizio, prevedendo nel contempo di dotarla di una nuova facciata, che venne ad aprirsi su di uno spiazzo pianeggiante, probabilmente l'antico cimitero, sul lato destro dell'ingresso primitivo.

Il risultato sotto l'aspetto architettonico si rivelò pessimo e la totale intonacatura a cemento di tutto l'edificio, oltre a banalizzare l'insieme, non consente più la corretta lettura delle varie fasi costruttive del Santuario.

A testimoniare l'antico splendore, rimangono, oltre alla facciata originale, alcune aperture e il piccolo campanile quadrato, che svetta su una copertura parzialmente moderna.

L'interno, seppur spogliato delle decorazioni e degli arredi, tradisce la raffinata bellezza di un impianto architettonico seicentesco. La pianta è costituita da un'unica aula a croce greca, coperta da una cupola centrale sostenuta da pilastrature.

Quest'ultime, arricchite da lesene e capitelli, si innestano superiormente in una ricca cornice dentellata, che delimita interamente la cupola.

Al centro del presbiterio, in asse con l' ingresso antico, è collocato l'altare maggiore in muratura recante nell'alzata lignea una nicchia, un tempo ospitante la statua della Madonna, asportata dai ladri insieme ai fregi e alle statue minori che lo arricchivano.

Sotto la mensa, protetta da una grata, è visibile una pietra informe, testimone dell'antico rudere in cui avvenne il presunto miracolo. I due nicchioni laterali ospitano due altari in muratura, un tempo arricchiti da due icone, di cui rimangono le eleganti cornici in stucco.

L'intera decorazione interna risale ai primi anni del 900 e auspicabili interventi di restauro, potrebbero mettere in luce antiche pitture.


Source: Text taken from the work "ARAMENGO NELLA STORIA" of Beppe Moiso - Aramengo, 2012


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